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sabato 8 gennaio 2011

IL SUICIDIO DEGLI UCCELLI

Brani tratti dai giornali dei giorni scorsi:
"Poco prima della mezzanotte di capodanno, migliaia di merli ad ali rosse e storni cadono dal cielo nel raggio di un miglio sulla città di Beebe, in Arkansas. Nei giorni precedenti si è anche verificata una massiva moria di pesci: più di 100.000 pesci tamburo in secca su un tratto di costa di venti miglia in prossimità della città di Ozark, in Arkansas, a circa 125 miglia da Beebe.
Successivamente, circa 500 merli ad ala rossa, storni, e gracchi bronzati sono caduti morti in un tratto autostradale di un quarto di miglio vicino a Labarre, in Louisiana, che si trova a 360 miglia da Beebe e a 450 da Ozark. Infine, centinaia di quel che sembrano taccole sono cadute a terra su tutta la città di Falköping, in Svezia."
"FAENZA (Ravenna) - Un tappeto di uccelli morti sulla statale di Faenza. Dopo gli Stati Uniti e la Svezia, anche in Italia un inquietante fenomeno che evoca scenari alla Hitchcock: quasi quattrocento tortore, specie molto diffusa nel Faentino, sono morte per motivi ancora misteriosi..."

Gli uccelli si ribellano, gli uccelli impazziscono, gli uccelli muoiono suicidi andando a sbattere contro muri e fili della corrente elettrica, oppure precipitandosi a terra per farla finita. Non c'è nessuna fantascienza in tutto questo, nessun mistero esoterico. Il linguaggio degli uccelli è semplice e chiaro. Gli uccelli ci parlano, si appellano a noi uomini con la manifestazione della loro morte.L'uomo sta distruggendo il pianeta. Non è tanto la tecnica, la produzione industriale di tossici e scorie che avvelena il mondo. Ciò che sta distruggendo la vita degli animali e la natura è il nostro pensiero, il nostro modo di pensare il mondo. Un pensiero antropocentrico che ha al centro l'egoismo umano, la sua sete di possesso che trasforma la natura in risorse da sfruttare, bruciare, trasformare, consumare, scaricare, gettare. Un pensiero che si appropria delle cose senza rispettarle. Un pensiero malato che chiamiamo scienza, tecnica, industria, modernità. Un pensiero che ha un unico prodotto: un pianeta sovrappopolato di umani e desertificato di tutto il resto. Un mondo che perde ogni giorno la bellezza, in cui il significato stesso di ciò che è bello non viene più compreso. Il cielo stesso ha perso ogni valore e l'aria è irrespirabile piena com'è di miasmi prodotta dagli scarichi umani. Gli uccelli ci gridano la verità, morendo loro ci ammoniscono per la nostra follia. Uccidendo il mondo uccidiamo noi stessi, il nostro essere parte della natura. L'arroganza di crederci capaci di creare un mondo artificiale, migliore in quanto artificiale, è la tragedia dell'uomo moderno. Ascoltiamo gli uccelli.

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