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martedì 1 maggio 2012

NOVITA' SULLA FUSIONE FREDDA: IL REATTORE BRILLOUIN




Grandi novità nel campo della cosidetta fusione fredda: Robert Godes un ricercatore di Berkeley che, in connessione con quelli del MIT di Boston, ha sviluppato numerosi esperimenti dal 2006 ad oggi, è riuscito  a ingegnerizzare e produrre un reattore che dovrebbe essere commercializzato dalla Brillouin Energy Corporation. In una intervista a Sterling Allen di PESN ha rivelato alcuni particolari del suo progetto. Innanzitutto il nuovo reattore può essere attivato e disattivato in maniera immediata e riproducibile, senza la variabilità di tempi e modi spesso riscontrata nei modelli dei concorrenti. Inoltre la reazione, una volta attivata funzionerebbe in modo stazionario con produzione di energia in modo regolare e a livelli stabili nel tempo, a differenza sia dell’apparecchio di Rossi che quello della Defkalion. In particolare Godes critica l’apparecchio di Rossi in quanto la variabilità della produzione, se tollerabile a livello del singolo apparecchio domestico, conduce a forti irregolarità di produzione in quelli multipli da un Megawatt che sarebbero quindi inaffidabili. Inoltre Godes contesta che sia possibile per Rossi avere l’autorizzazione per l’uso domestico in particolare per il problema dell’idrogeno usato in quantità rilevante in forma gassosa e infiammabile. Invece nell’apparecchio BEC l’idrogeno sarebbe prodotto al momento dell’utilizzazione nelle reazioni direttamente dall’acqua per idrolisi, e quindi non sarebbe pericoloso. Sebbene le caldaie della Defkalion, testate dai Los Alamos National Laboratories e dalla Standford Research International siano stati considerati affidabili e coerenti nei risultati (più dell’e-cat di Rossi), i nuovi reattori Brillouin sarebbero più adatti a far funzionare –secondo quanto dichiara Godes- le turbine delle centrali elettriche ad un prezzo trascurabile (1 cent per Kwh) e senza emissioni tossiche.
Ma forse la novità più importante di tutte del sistema Brillouin è nella nuova teoria fisica delle reazioni che producono energia prima raccolte sotto il termine complessivo (ed impreciso) di Fusione Fredda. Nelle celle di Godes il nichel avrebbe il ruolo di semplice e unico catalizzatore e non perteciperebbe alle reazioni – a differenza di quanto prevede la teoria di Rossi sulla fusione fredda del suo e-cat-. Godes aveva iniziato nel 2006 con una semplice cella con una spirale di palladio e acqua distillata con un eccesso energetico del 45%. Il nuovo   modello di reattore ha cominciato a operare nell’ottobre del 2011 con una cella pressurizzata con un sistema Nichel-Idrogeno che a permesso rese energetiche superiori. Questo sistema nella prima fase poteva generare un eccesso del 100 %.  I nuovi sistemi prevedono l’uso di impulsi elettromagnetici e di filtri di lattice (lo stesso sistema di filtri usato da Hagelsteen del Mit) che riescono –secondo la nuova teoria di Godes- a imprigionare gli atomi di idrogeno (protoni) nel reticolo di atomi di nichel  e produrre una condensazione tra protone-elettrone con sviluppo di un neutrone e produzione di energia. Non si tratterebbe quindi di fusione di atomi come nella fusione calda, dove l’energia richiesta per superare la barriera elettrica di Coulomb è altissima, ma della condensazione quantica tra protone ed elettrone favorita dalle distorsioni prodotte da campi magnetici oscillanti all’interno del reticolo di nichel carico di atomi di idrogeno, in campo elettrico.
Al di là delle differenti impostazioni teoriche e quindi sperimentali dei vari gruppi di studio che stanno portando avanti la scoperta di Fleishman e Pons del 1989, c’è da dire che ormai nel mondo sono tantissimi i ricercatori che confermano gli eccessi di energia non spiegabili con le teorie fisiche mainstream. Forse la macchina di Rossi è funzionante o forse è una bufala, ma possiamo dire che la Fusione Fredda, le Lenr o la teoria del Cecr o come altro verranno chiamate esprimono un fenomeno fisico nuovo ormai documentato in troppi studi in tutto il mondo (Cina compresa) per essere etichettato come abbaglio di qualche ricercatore.
Una illustrazione della teoria del Cecr (Controlled Electron Capture Reactor) abbastanza semplice è riprodotta nel seguente video:




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