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venerdì 21 dicembre 2012

LA SOCIETA' ITALIANA DI FISICA: TORNARE AL NUCLEARE



(Nella foto: Centrale nucleare in Carinzia -Austria-)


Che il mondo non ne verrà fuori se continua così è ormai evidente a tutti. Non solo in termini di inquinamento ambientale, disastro ecologico e global warming. Anche in termini economici. Come ricordo in un post pubblicato qualche giorno fa in questo blog: "Le vere cause della crisi economica mondiale", la crisi che investe il sistema economico occidentale origina non nella speculazione finanziaria (che è solo un riflesso), ma nel vertiginoso aumento dei prezzi del petrolio degli ultimi anni. Gli uomini sono portati ai sogni, e spesso i sogni ci allontanano dalla realtà. Molti politici e molti sognatori incalliti ritengono che tutto si salverà con la decrescita economica e riempiendo le nostre residue campagne di pannelli fotovoltaici e torri eoliche. Ma purtroppo il mondo non è quello del mulino bianco e delle favole della nonna. Mentre in europa, ma soprattutto in Italia  ci si culla nelle idee della decrescita - ed in effetti l'economia è in piena crisi di decrescita- in altre parti del mondo non si va tanto per il sottile, aumentando l'estrazione e l'utilizzo di petrolio e carbone, costruendo nuove centrali, differenziando le fonti energetiche e relegando le rinnovabili a quello che sono, un supporto alle altre energie. La società italiana di fisica, fortunatamente, non è composta da sognatori, ma in gran parte da seri scienziati e ricercatori. In un suo documento ufficiale  riporta le proprie valutazioni sul documento di Strategia Energetica Nazionale recentemente pubblicato dal governo italiano. In queste valutazioni spicca il richiamo alla necessità di riaprire il discorso sull'energia nucleare, se vogliamo raggiungere due importanti obiettivi: 
1) ridurre in Italia il costo dell'energia, più alto del trenta per cento rispetto al resto d'europa (senza parlare degli Usa), e 
2) ridurre le immissioni di anidride carbonica e altri gas serra in atmosfera (oltre che di altri inquinanti come pm10 e particolato cancerogeno).
Speriamo che il documento della SIF contribuisca a riportare la politica energetica in Italia ad una strategia realistica e realmente ambientalista facendola uscire dal mondo dei sogni. Riporto un' ampia parte del documento della SIF:


"Tra le sue molte attività la SIF si è occupata con continuità e grande interesse delle questioni energetiche. In particolare, nel 1987 ha promosso e organizzato il primo Convegno nazionale sul  tema “Energia, Sviluppo e Ambiente“, di notevole risonanza per gli argomenti discussi e la  dichiarazione, firmata da un panel significativamente rappresentativo e sottoscritta da mille fisici  italiani, per un Piano Energetico Nazionale aperto ad un mix di fonti per uno sviluppo sostenibile  senza discriminazioni, che non rinunciasse all’opzione nucleare.
Più recentemente la SIF, all’inizio del 2008, ha pubblicato il Libro Bianco “Energia in Italia;
problemi e prospettive (1990-2020)”, che fotografa la situazione degli anni 90 e le prospettive delle  varie fonti di energia nel nostro Paese, suggerendo alcune possibili linee guida. In esso viene in primo luogo segnalata l’esigenza di un Piano Energetico Nazionale redatto in armonia con il  contesto europeo e, soprattutto, con il coinvolgimento di un arco di forze politiche il più ampio  possibile, in modo da rendere trascurabile il rischio di ripensamenti di parte o a livello locale.
Viene poi presentato, come proposta percorribile nel decennio in corso, uno scenario articolato in  cui trovano spazio un aumento consistente delle fonti energetiche rinnovabili e delle importazioni  di energia elettronucleare, un utilizzo contenuto delle fonti fossili, intese soprattutto come carbone  e gas, e una convinta riapertura all’opzione nucleare. Si tratta di una ipotesi equilibrata e  lungimirante, basata sullo sviluppo delle tecnologie innovative che consentono all’industria  italiana di recuperare posizioni a livello internazionale. La SIF partecipa anche all’Energy Group dell’EPS per discutere e promuovere strategie europee
atte ad affrontare l’attuale sfida energetica ed ambientale, il futuro dell’energia nucleare e delle  energie rinnovabili, il risparmio di energia e l’efficienza energetica".



Osservazioni sul Documento di Strategia Energetica Nazionale del governo.

La SIF ritiene il documento emanato dal Governo un significativo passo avanti rispetto alla carenza, ormai pluridecennale, di un Piano Energetico Nazionale. Una strategia energetica che contempli, da  una parte, la necessità di un piano di sviluppo atto a superare l’impasse tecnologico  nell’innovazione dei mezzi di produzione di energia e, dall’altra, il superamento delle cause legate  alla crisi economica che impediscono un serio e corretto confronto delle varie opzioni energetiche, è  quanto mai opportuna. La SIF sottolinea l’esigenza di coniugare la sostenibilità ambientale con la  necessità di un mix di fonti di energia affidabili, non aleatorie, non sbilanciate economicamente e fondate su una corretta valutazione tecnico-scientifica.
La SIF ritiene che il documento in oggetto possa fornire una base di discussione ampia e
documentata che, tuttavia, a suo parere dovrebbe portare ad una più rigorosa e realistica valutazione  delle possibilità offerte dalle varie opzioni, sia a breve che a medio e lungo termine.
La SIF indica, pertanto, i punti salienti che, a suo avviso, in base alle indicazioni del documento  governativo meritano un approfondimento.
1) Giustamente il documento richiama gli aspetti peculiari e le criticità dell’attuale assetto
energetico del nostro Paese, rilevando, in particolare, la debolezza del sistema nazionale legata  alla forte dipendenza energetica dall’estero, alla elevata incentivazione a certe fonti rinnovabili,  che forse richiederebbero una più attenta valutazione, e all’eccessivo costo della bolletta  elettrica, la più elevata in sede europea (cfr. “svantaggio rispetto a concorrenti internazionali”).
A tale riguardo, il confronto con le realtà di altri Paesi dell’Unione Europea rende esplicito un rilievo sottinteso e, cioè, la mancanza di una politica energetica di ampio respiro che avrebbe dovuto considerare più attentamente la necessità di un più equilibrato mix energetico che includa, in modo sia pur oculato e con criteri programmatici chiari, anche l’opzione nucleare.  
2) Delle priorità segnalate, l’efficienza energetica è certamente importante e da migliorare rispetto  agli standard attuali (peraltro già significativi), così come lo sviluppo delle infrastrutture e del  mercato elettrico. Più problematici appaiono, nel breve-medio termine, lo sviluppo sostenibile  delle energie rinnovabili, da una parte, e la produzione sostenibile di idrocarburi nazionali,  dall’altra. 
Per il raggiungimento di obiettivi quali, nel primo caso, il superamento degli obiettivi europei
20-20-20, a parte l’apprezzamento per un miglior bilanciamento a favore delle rinnovabili
termiche, una riduzione dei costi di incentivazione è sicuramente necessaria per una
sostenibilità economica ragionevole, anche per evitare una forzatura costosa di una concorrenza  artificialmente introdotta. Nel secondo caso, relativo alla produzione di idrocarburi nazionali, i  vincoli imposti da ragioni di sicurezza e ambientali sembrano costituire una barriera  difficilmente superabile nel nostro Paese. 
3)  L’enfasi data alla ricerca, in particolare per ciò che riguarda lo sviluppo delle fonti rinnovabili innovative e gli studi relativi ai materiali e all’efficienza energetica, dovrebbe evidenziare  l’importanza di una maggiore attenzione e di un pianificato coinvolgimento delle risorse  materiali ed umane dell’Univerità e degli Enti di Ricerca. In questo contesto la ricerca, a livello  accademico e industriale, relativa a tutte le opzioni, inclusa l’energia nucleare (reattori a fissione di IV generazione, tecnologie innovative della fissione nucleare, fusione nucleare) dovrebbe essere considerata tra le priorità essenziali per una corretta impostazione della  strategia energetica anche a lungo termine. Il rafforzamento delle risorse pubbliche ad accesso competitivo atto a favorire il partenariato università-centri di ricerca-imprese, nonché la razionalizzazione dell’attuale segmentazione delle iniziative dei vari Enti di Ricerca, previsti nel documento, sono certamente validi strumenti allo scopo.   
4)  Un punto essenziale, che in qualche modo viene evidenziato nel documento, riguarda la
compartecipazione dei vari elementi interessati (amministrazioni locali, stakeholder nazionali, istanze istituzionali, coinvolgimento territoriale, ecc. ) nel sistema di governance, che tuttavia  dovrebbe tener presente due fattori importanti: la ridefinizione del rapporto Stato-Regioni (positivo il disegno di riportare allo Stato le competenze in materia di energia), e il coinvolgimento coordinato di Enti di ricerca e rappresentanze tecnico-scientifiche adeguate e non condizionabili. E, parte non trascurabile, il fattore informazione non disgiunto da una organica operazione di acculturamento dell’opinione pubblica, cui istanze come quelle della  SIF potrebbero dare un valido contributo.
(.........................)
 Tali incontri avrebbero potuto (potrebbero) essere utili rilevando e tenendo nel debito conto le analisi e gli studi già effettuati (cfr. le pubblicazioni della SIF) in merito a realistiche strategie energetiche basate su possibili ed equilibrati mix delle varie fonti per le quali i criteri di scelta siano non soltanto di tipo economico-ambientale ma anche supportati da rigorose valutazioni tecnico-scientifiche.
 ( Dal sito ufficiale della Società Italiana di Fisica).

2 commenti:

  1. mah non vedo come possa dopo 2 referendum abrogativi in cui la maggioranza si è espressa contro.

    nel frattempo...il giappone torna al nucleare dopo l'elezione del conservatore DOC ,Abe.

    E adesso la famosa "fuga dal nucleare" del dopo fukushuma-daichi riguarda solo la Germania e qualche altro paese marginale.
    E chissà che anche i tedeschi,che hanno un piano di uscita abbastanza dilatato nel tempo,non ci ripensino.

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  2. Ci ripenseranno tutti, come i giapponesi anche i tedeschi faranno marcia indietro. Per tre motivi. Primo: I disastri del consumo di idrocarburi sono sempre più evidenti e devastanti, e le rinnovabili non sono in grado di prenderne il posto. Secondo: il prezzo del petrolio è destinato a crescere sempre più per il superamento del picco. Terzo: il nucleare è in continua evoluzione con le centrali di terza generazione e presto con quelle di quarta, più sicure e con il problema scorie in via di superamento. Forse il paese a ripensarci per ultimo, sarà -come al solito- l'Italia. Il paese dell'ideologia e del prosciutto sugli occhi.

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