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giovedì 1 maggio 2014

Sovrappopolazione e governo: in gioco la libertà




La libertà è incompatibile con la sovrappopolazione.
Nel suo recente articolo su Popolazione e Governo scritto insieme a John Harte, Paul R. Ehrlich ci fa notare una contraddizione nelle politiche della nuova destra liberale: i partiti liberali desiderano un governo più leggero e senza burocrazia, però auspicano allo stesso tempo la crescita della popolazione (con politiche di incentivazione al numero di figli) e l’aumento del Pil e degli scambi commerciali. Ehrlich fa giustamente notare che l’aumento della dimensione della popolazione come motore della crescita porta ad un inevitabile aumento del peso e della complessità del governo e ai numeri della sua burocrazia.
L’importanza di tale analisi è sottolineata dal classico lavoro di Joseph Tainter “Il crollo delle società complesse”, in cui l’autore valuta le molte ragioni che sono state proposte per spiegare il motivo per cui le civiltà collassano. Tainter attribuisce una causa primaria ai rendimenti marginali decrescenti sullo sforzo che queste società compiono per gestire la crescente complessità. Ad esempio lo sforzo per mobilitarsi e mantenere le difese contro aggressori esterni, lo sforzo per nutrire e fornire altri servizi e risorse alla popolazione crescente, e lo sforzo per mantenere l’ordine interno e la giustizia. Tutti questi maggiori sforzi , in presenza di crescita demografica, si rivelano sempre più inefficaci ad assicurare il supporto necessario ad una civiltà avanzata per espandersi ulteriormente.
Scrive Ehrlich: “ Pensiamo che sia estremamente probabile che il rapporto tra numero di abitanti e la complessità del governo è fortemente non lineare, in maniera che al crescere della popolazione, il tempo per evitare il collasso si riduce molto rapidamente. Purtroppo non esistono studi scientifici qualificati (o almeno non siamo stati in grado di trovarli) che documentino il rapporto tra dimensione della popolazione e la complessità del governo, il suo peso in termini di strutture burocratiche necessarie, il suo costo, la sua invasività in tutti gli aspetti della vita dei cittadini.” 
Eppure le prove di questo rapporto esistono, sia per quel che riguarda le società antiche che per quelle recenti. Se vediamo per esempio come erano organizzate le società primitive di 5000 anni fa vediamo, dallo studio delle sistemi idraulici di irrigazione che usavano, che al crescere della popolazione crescevano le richieste e la complessità di questi sistemi idraulici che, a loro volta, richiedevano lo sviluppo di estese burocrazie per la loro gestione.
Guardando a tempi più recenti esistono un numero enorme di campi da investigare per gli scienziati sociali. Ovviamente ci sono molte resistenze, specialmente di ordine politico a tali studi: riferire i problemi della politica alle oggettive dimensioni demografiche della popolazione non risponde ai parametri in voga attualmente nelle scienze sociali, tarati unicamente in termini politici di destra-sinistra o di giustizia-ingiustizia. Nessuna delle scuole economiche e sociali classiche  ha mai considerato i dati oggettivi ambientali, ecologici, naturali, di risorse disponibili in base alla dimensioni demografiche delle popolazioni. Queste sono ancora oggi –in presenza di una crisi ambientale planetaria- idee a cui si oppone strenua resistenza da parte degli ambienti accademici ufficiali.
Le variabili interessanti legate ad un aumento della scala di governo che potrebbero essere confrontate con la crescita della popolazione sono molte; ecco un breve e sommario elenco:
-Bilanci militari annuali
-Costo annuo del funzionamento del governo
-Numero di dipendenti pubblici
-Totale del gettito fiscale annuo
-Costo annuo di polizia,pompieri, agenzie di controllo, carceri, droga e alcool, mantenimento della legge
-Numero di agenzie governative e numero di addetti
-Dimensioni della popolazione carceraria
-Controllo del territorio, discariche, rifiuti, smaltimenti
-Megalopoli, costi sociali, ambientali, cementificazione
-Sanità, rete di ospedali, estensione capillare dei supporti sanitari.

Un’altra questione importante è come valutare la complessità e disfunzionalità dei governi col crescere del numero della popolazione. Ecco alcuni esempi:
-Numero di comitati governativi necessari per approvare determinati tipi di legislazione
-Numero di passaggi e di tempo necessario per processi, audizioni, consultazioni, conciliazioni di posizioni diverse, ecc.
-Numero dei procedimenti e varie tappe necessarie, tempo occorrente ecc., per l’assunzione di personale nel settore pubblico e privato
-Tempo e complessità delle procedure giuridiche, contenziosi, trattati, contratti
-Complessità degli aspetti formali richiesti ( moduli fiscali, codici, regolamenti, gestione dei conflitti ecc.)
-Indice di Gini: descrive l’aumento delle disuguaglianze con l’aumentare della complessità del governo e della legislazione.
-Numero di casi non risolti dalla giustizia ordinaria o trattati in maniera inadeguata, in presenza di alta densità demografica (in Italia abbiamo gli esempi di mafia e camorra in aree del sud con popolazione numerosa)
-Misure di intrusione nella vita privata delle persone da parte del governo, dei suoi organi, ma anche da parte di organizzazioni sociali (sindacati, partiti, centri sociali ecc.) e di forme di pressione sociale sulla libertà individuale

Tutti questi parametri e molti altri che proporranno gli studiosi, dovrebbero essere valutati in riferimento almeno a due tipi di società con diverse misure di popolazione e di consumo: ad esempio paesi con basso numero di popolazione e basse vendite di beni e paesi con alta densità demografica e alte vendite.
Siamo certi che tali studi indicheranno un rapporto stretto tra crescita della popolazione e dei consumi con l’aumentare della dimensione e della complessità del governo. I meccanismi con cui si genera la complessità sono molteplici e richiedono analisi di grafici, di feedback, rapporti euristici. Certamente entrano in gioco i sistemi di comunicazione, sia materiali che immateriali come la rete. L’analisi di rete potrebbe rivelare che un numero crescente di nodi di rete (persone, comunità, server, ecc.) comporta una crescita lineare della complessità dei collegamenti di rete se il provisioning dei bisogni deve essere rispettato. Il numero dei collegamenti in genere cresce con il quadrato del numero dei centri collegati. Se applichiamo questi principi alle città, vediamo che con l’aumento dimensionale della popolazione cresce il flusso materiale e di informazioni in maniera esponenziale, fino ad aversi una crescita della complessità sproporzionata per mantenere la stabilità del sistema e un accesso equo e crescente alle infrastrutture, oltre al dover assicurare il mantenimento del cibo, acqua, prodotti farmaceutici, servizi di sicurezza, controlli, gestione del territorio, impatti ambientali, rifiuti, smaltimenti ecc.
Poiché tutti questi sistemi collegati alla crescita demografica non sono sistemi isolati autonomi, ma esistono inseriti in un contesto ambientale in cui gioca un ruolo essenziale il livello di risorse, dobbiamo tener presente il dato   che siamo in un contesto generalizzato di esaurimento delle risorse. Ed anche dove le risorse attualmente non mancano, le curve di disponibilità sono tutte in esaurimento o comunque al picco e in via di declino. Tutte queste società sovrappopolate funzionano e funzioneranno sempre più in futuro con risorse marginali e in un contesto di declino di disponibilità. Il governo, in questa situazione, deve espandersi per aumentare i controlli che assicurino la gestione equa di risorse minori, deve aumentare i regolamenti, la tassazione, aumentare i prezzi, gestire i conflitti crescenti e le situazioni di pericolo sempre più frequenti. In presenza di rendimenti marginali decrescenti il governo si deve espandere per mantenere i controlli sulla situazione sempre più precaria. Quali saranno i conflitti che si accentueranno di più, quelli interni tra la popolazione o quelli tra le nazioni per l’accaparramento delle risorse? O entrambi? Per la maggiore densità di popolazione si accentueranno le lotte per la terra, per l’uso del territorio, la localizzazione delle discariche, gli alloggi, le politiche di consiglio scolastico, la suddivisione dei profitti sempre più scarsi, la fruizione dell'acqua, dell'energia, e i conflitti chiederanno una maggiore regolamentazione e l’intervento di governo e di polizia. C’è un inevitabile aumento della disuguaglianza che si verifica quando le persone di capacità economica variabile competono per le opportunità sempre più limitate. I governi hanno così la necessità di aumentare le burocrazie per gestire gli squilibri sociali ed economici. Maggiori burocrazie e spese sono inoltre richiesti nei paesi soggetti a crescenti flussi di immigrati o di rifugiati ambientali. Si creano burocrazie apposite che gestiscono e lucrano sulle migrazioni. L’industria della sovrappopolazione come un cancro toglie risorse all’organismo sano per alimentare la malattia demografica. Il numero dei problemi è quasi infinito e stupisce che gli studiosi non abbiamo ancora dedicato sufficiente attenzione a questi problemi, chiusi ancora nei temi e nelle analisi dei secoli scorsi sulla divisioni economiche tra imprenditori e lavoratori, colonialismo-decolonialismo, giustizia e ingiustizia ecc. tutti temi avulsi dal contesto contemporaneo perché inseriti ormai in una crisi più vasta e di fondo: quello tra gli eccessi della specie umana e il pianeta.
La sovrappopolazione incide anche più direttamente a livello politico. Con l’aumentare della popolazione e l’esplodere dei conflitti i governi divengono più controversi ed inefficaci, la stabilità politica diminuisce. Inoltre, come previsto dei fondatori anti-federalisti del governo degli Stati Uniti, i rappresentanti diventano meno rappresentativi con la crescita della popolazione. Man mano che avanza il multiculturalismo e le differenze, e aumenta il numero complessivo dei richiedenti diritti,  è sempre più difficile arrivare ad una sintesi condivisa delle politiche di governo. Per assicurare la pace sociale si potrebbe rendere necessario allentare le regole della democrazia fino ad arrivare a governi autoritari. L’esperimento democratico nei paesi arabi è fallito anche per le forti dinamiche di crescita demografica che hanno portato a situazioni estreme non gestibili con metodi legalitari. Anche gli esempi dei grandi paesi sovrappopolati come Cina e India non sono molto confortanti sulla democrazia e sulla libertà delle persone. La gestione di tali numeri di popolazione non consente democrazie come quelle che esistono in Norvegia o in Svezia, paesi con numero di popolazione ancora compatibile con l’ambiente originario e le risorse locali.
E’ tempo di valutare e rendere pubblici i legami tra la dimensione della crescita della popolazione umana e la dimensione della crescita e della disfunzione delle strutture di governo necessarie per tentare di mantenere la pace, la giustizia, e il benessere per le nostre popolazioni.

(Tratto, con alcune modifiche, da “If You Think Governments Are Too Large: Shrink Populationdi John Harte and Paul R. Ehrlich)

9 commenti:

  1. << E’ tempo di valutare e rendere pubblici i legami tra la dimensione della crescita della popolazione umana e la dimensione della crescita e della disfunzione delle strutture di governo necessarie per tentare di mantenere la pace, la giustizia, e il benessere per le nostre popolazioni. >>

    Una chiusura perfetta per un articolo eccellente.
    Sono considerazioni che a noi denatalisti appaiono quasi ovvie.
    Ma incominciare a parlarne pubblicamente sarebbe una specie di rivoluzione, nel senso letterae del termine.
    Speriamo.

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  2. Io invece sottolineo questo passaggio:

    "Man mano che avanza il multiculturalismo e le differenze, e aumenta il numero complessivo dei richiedenti diritti, è sempre più difficile arrivare ad una sintesi condivisa delle politiche di governo."

    Non solo "sempre più difficile" ma più verosimilmente impossibile. Oppure con metodi autoritari e antidemocratici.
    I controlli si fanno sempre più serrati ed è anche logico. Per arginare o impedire l'evasione fiscale si sta abolendo il contante: tutte diventerà così tracciabile. Con la possibilità per lo Stato - già attuata a Cipro e anche in Italia (anche se su scala molto minore) - di servirsi direttamente e senza chiedere il nostro parere dai nostri conti correnti, e magari anche di azzerarli se la situazione precipita.
    L'abolizione del contante - per alcuni versi anche pratica e perciò da molti apprezzata - è un passo molto grave verso la limitazione e la fine della libertà. Senza contante in tasca o sotto il materasso non sono più libero.

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  3. Condivido le considerazioni di Sergio.
    Una Nazione non è semplicemente una entità giuridica, ma una comunità culturalmente coesa che, tramite lo Stato, dà una struttura legale ai propri valori mediante le leggi.
    Con l'estendersi del multiculturalismo questo diventa via via più difficile, sino a diventare impossibile.

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  4. Non sono riflessioni nuove, eppure si continua a ignorarle bellamente. Già Asimov, non certo ieri, ci ricordava che " la democrazia non può sopravvivere alla sovrappopolazione. La dignità umana non potrà sopravvivere. Mentre sempre nuove vite entrano nel mondo, il valore stesso della vita diminuisce. Non importa se qualcuno muore, perché più persone ci sono e meno conta l'individuo." La cosa si fa più e più vera man mano che avanza e si radica la visione mercantile che abbiamo sotto gli occhi e (il pericolo maggiore) sopra le nostre teste: se tutto è merce, anche l'uomo si fa merce. L'economia classica non fa altro che ricordarci che all'aumentare dell'offerta, diminuisce il valore che si tende a riconoscere ad una merce. Se le cose stanno così (e, con la nuova religione ubriaca di dio Mercato, stanno così), Asimov ha ragione. Ora si provi a interpretare alla luce di queste banalità quali possono essere le motivazioni che spingono le dirigenze a inondare la nostra povera ex-Nazione con orde di nuovi individui foresti e socialmente incoerenti, molti dei quali abituati a condizioni di vita deprivate. Non sarà il desiderio di deprezzare la merce umana per spingerla a vendersi a prezzo di saldo?

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  5. per spingerla a un novello ritorno della schiavitù. infatti i nuovi individui sono considerati superiori alla popolazione locale (si sente che hanno accesso a benefici non accordati ai cittadini, al punto che le amministrazioni si stanno piegando alle loro regole (pensiamoci bene, se si va nei loro paesi loro pretendono che le loro regole siano rispettate e quando sono all'estero le vogliono imporre nel paese che li accoglie, ovviamente mi riferisco alle abitudini musulmane) con la banale scusa del rispetto della cultura altrui (senza accennare al fatto che si tratta di una cultura oppressiva nei confronti delle donne e di chiunque, che sia nato nei loro paesi, si azzardi a pensarla anche solo politicamente in maniera diversa. difatto, ad andare avanti così, più abolizione del contante (presumibilmente preceduto dalla moneta unica mondiale, evidentemente non sono sazi dei danni che ha fatto l'euro, figuriamoci come si può mettere insieme tutte le economie mondiali se per unire quelle europee è stato un disastro) in accordo con eminenti escatologi, si arriva a preparare il terreno ideale per il regno della bestia

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  6. Da quel che vedo, collettivamente la bestia peggiore cammina su due gambe ed è solita indossare calzature. :(

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  7. infatti svariati eminenti escatologi concordano sul fatto che l'anticristo sarà nient'altro se non un essere umano dunque ovviamente camminando su 2 gambe e indosserà calzature (che di sicuro costeranno pure un occhio mentre interi continenti faranno la fame)

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  8. Eccellente articolo, complimenti.
    Tuttavia, come giustamente spiega l'articolo, la questione demografica è ancora TABU'.
    Qualche settimana fa Luca Mercalli a ECODELLASTORIA ha presentato l'ultimo film del Club di Roma, conduttore Riotta. Riotta per quattro volte ha finto di non sentire che Mercalli citava anche il problema dell'esplosione demografica...

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  9. "In una repubblica molto corrotta, moltissime sono le leggi" Publio Cornelio Tacito

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