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venerdì 24 marzo 2017

La rivoluzione robotica

C'è una rivoluzione alle porte. Non è Lenin e neanche una rivoluzione politica. Come sempre nella storia dell'umanità non è la politica che porta le grandi innovazioni, ma la tecnologia. E' una rivoluzione tecnologica che cambierà la nostra vita e quelle di otto miliardi di umani. Si parlerà di questo al CeBIT, la Fiera della Intelligenza Artificiale che si tiene in questi giorni ad Hannover. Quale opportunità si aprono con la digitalizzazione della mobilità, della salute, delle comunicazioni, delle armi, e di tutto il mondo che ci gira intorno? E' prossima la creazione di umanoidi artificiali che sostituiranno l'uomo nelle fabbriche, nei servizi terziari, nel commercio, nell'assistenza domestica. Tre mila aziende di settanta paesi ci mostreranno quello che avverrà non fra decenni ma nel prossimo futuro. Tutta l'economia verrà rivoluzionata. Chi starà fuori dalla tecnologia digitale e la robotica rientrerà nel medio evo e nuove economie surclasseranno le vecchie. Nel campo della vita individuale un robot fornito di AI ci affiancherà nei compiti quotidiani e risolverà molti problemi nella vita di tutti i giorni. Nei paesi in cui la decrescita demografica costituisce un problema verranno superate molte tematiche sulla mancanza di forza lavoro: nelle fabbriche e nelle case, nella mobilità e nella medicina ci saranno i robot a svolgere i compiti umani. Lo faranno meglio di noi, costeranno di meno e consumeranno meno e saranno meno inquinanti di un esemplare di homo s. L'intelligenza artificiale accelererà la ricerca e si produrranno nuove scoperte e nuovi prodotti. La fusione tra intelligenza artificiale e intelligenza biologica porterà nuove opportunità di innovazione tecnologica. E' in pieno sviluppo il machine learning che permette alle macchine intelligenti di sviluppare esperienza e farne tesoro durante l'attività. Il tedesco German Aerospace Center ha creato un robot capace di imparare ed eseguire compiti di elevata ingegneria, grazie anche alla capacità di immagazzinare milioni di dati che l'intelligenza umana deve invece consultare volta per volta. I big della Silicon Valley, da Google a Facebook stanno investendo milioni di dollari sulla realtà virtuale e sulla realtà aumentata, con grandi risvolti, non solo per l'entertainment, ma anche per la medicina, l'architettura, la meccanica, le comunicazioni. L'AI sta cominciando a vivere nelle nostre case grazie all'assistente virtuale e alla gestione dei sistemi; ma la tecnologia si sta espandendo su nuovi orizzonti come la smart city: mobilità sicurezza ed ecologia per le nuove megalopoli. Infrastrutture urbane e standardizzazione dei sistemi, industria e business sarà tutto collegato. 5 miliardi di persone saranno presto connesse in cui i sistemi cittadini e gli oggetti quotidiani saranno tutti collegati in rete. Ciò consentirà di gestire il tempo, di guidare con sistemi robotici gli autoveicoli, di fornire servizi tutti on line e in maniera automatica. Guida autonoma ed auto elettrica smaltiranno il traffico e libereranno le città da molto inquinamento. I droni e i robot volanti svolgeranno molte mansioni tra cui la sorveglianza, l'esplorazione spaziale, la guerra senza l'utilizzo di umani.Ormai la gestione dei conflitti armati è al 50 % di tipo informatico. Chi sa criptare meglio i propri sistemi e attaccare quelli degli altri può determinare l'esito di un conflitto. Saranno più frequenti gli attacchi Hakcer e, come dimostrato dalle recenti elezioni americane, ci saranno problemi di sicurezza e di lotta al cybercrime.
Le nuove tecnologie basate su AI e robotizzazione stanno cambiando la geografia economica e politica mondiale. Il peso economico e lo sviluppo industriale si spostano verso le aree a più alto tasso di innovazione e ricerca nel settore, come il Giappone e la Cina. Vecchie economie strutturate ma con minor tasso di innovazione stanno declinando verso posizioni più arretrate come l'Europa (in cui tiene ancora solo la Germania) e, in misura minore, gli Usa. Chi gestirà meglio le innovazioni e la tecnologia guiderà i cambiamenti economici e di riflesso la politica planetaria.
Che impatto avrà la nuova rivoluzione sul problema dei problemi: la sovrappopolazione della specie umana e l'effetto devastante delle attività umane sul pianeta? Forse la chiave per superare gli effetti e le cause dell'esplosione demografica di Homo è proprio nella tecnologia. Un mondo dove l'AI e i robot sostituiranno l'uomo in molte funzioni appare una via di uscita al collasso ecologico in cui oggi ci troviamo. Una terra dei robot sarà un pianeta più razionale e più ordinato e avrà meno egoismo e più equità. I sistemi inquinanti potranno essere messi sotto controllo e regolati in maniera più efficiente per evitare i danni ambientali. L'innovazione tecnologica non è incompatibile con un ritorno alla natura, anzi ne è la premessa necessaria in presenza di una popolazione umana che ha superato tutti i limiti e che sta mettendo a rischio la sopravvivenza della vita sul pianeta.
L'utopia agreste è ancora molto forte tra i cosidetti verdi. Ma la loro idea di ritorno all'agricoltura e ad una economia sostenibile è basata sulla negazione di un ruolo al progresso tecnologico. Questo è quanto pensano la maggioranza degli ambientalisti, autocondannandosi ad un ruolo di retroguardia e di nostalgici. Progresso tecnologico significa economia di sviluppo, ed è assolutamente all'opposto del concetto di decrescita economica fine a se stessa. Gli ambientalisti ortodossi credono che il mondo si possa salvare con un salto indietro alla civiltà contadina. Con ciò commettono un doppio errore d'ordine politico e filosofico. Errore politico perché ritengono che le masse popolari possano accettare una società con più agricoltura e meno tecnologie, e quindi più povera (e questo in presenza di una crescita costante della popolazione, cui la maggioranza degli ambientalisti non si oppone!). Una regressione ad una economia a bassa tecnologia è teoricamente possibile ma al prezzo di un governo repressivo che controlli autoritariamente la vita dei cittadini, regoli e imponga le tipologie di consumi, reprima le tecnologie e ne impedisca l'applicazione. Errore filosofico perché giudicano la tecnica una variante dipendente dall'azione umana. La civiltà della tecnica è invece oggi indipendente dalle scelte politiche. La ricerca e l'avanzamento delle tecnologie possono essere rallentate e ostacolate, ma il progresso tecnologico è l'elemento su cui poggia la società contemporanea, ne è il suo fondamento.Quello a cui assistiamo ai giorni nostri, le guerre in atto, i processi di globalizzazione, i nuovi fondamentalismi, la massificazione delle megalopoli e le migrazioni di massa, sono tutti fenomeni che sono il portato di un confronto tra tecnologia e le culture laiche o religiose tradizionali, tra economia globale e società locali. La globalizzazione non è che l'aspetto eclatante con cui si manifesta questa autonomia della tecnica nel mondo attuale. La robotizzazione è componente essenziale di questo processo di autonomia della potenza tecnica, anzi ne è l'aspetto caratterizzante insieme alla ricerca di nuove fonti energetiche.
Un ritorno alla agricoltura è auspicabile. Abbiamo bisogno di ritrovare un rapporto con la terra e i suoi prodotti. Ma questo ritorno non sarà una restaurazione di un mondo che non c'è più. Sarà invece uno sviluppo di nuove tecnologie per una agricoltura completamente diversa dal passato. Abbiamo assistito nel 900 alla meccanizzazione dell'agricoltura e all'avvento della chimica nelle campagne. Ma quello che è in arrivo sarà una rivoluzione ancora più grande. La terra potrà essere coltivata da mezzi robotizzati, con un controllo umano a distanza, tecniche di raccolta e lavorazione dei prodotti completamente automatizzate e su economie di scala. E queste innovazioni non riguarderanno solo l'agricoltura ma anche gli altri settori dell'economia. L'industria proprio ai nostri giorni sta cambiando rapidamente in maniera da rivoluzionare tutti i processi di produzione. Le fabbriche produrranno molto di più e avranno bisogno di un numero assai inferiore di addetti rispetto ad oggi. Produzione, imballaggio e trasporto dei prodotti saranno organizzati da macchine e autonomizzati. Le incombenze domestiche potranno essere svolte da umanoidi tecnologici e non sarà più necessario guidare le auto. Treni ed aerei avranno guide automatiche robotizzate. Queste innovazioni tecnologiche saranno una grande opportunità per un rientro demografico della specie umana. Esse rendono possibili politiche che prevedano una riduzione costante e controllata della natalità senza allo stesso tempo creare problemi di mancanza di mano d'opera, declino economico o carenza di assistenza per gli anziani. Il prodotto interno lordo può essere così mantenuto a livelli costanti, o ridotto e modificato in base alle esigenze ecologiche, senza costi sociali per le popolazioni. In presenza di automazione e robotizzazione verranno meno molte esigenze della società sovrappopolata di massa quali: necessità di dare lavoro aumentando i posti e la produzione, assicurare le pensioni dei vecchi con il lavoro di un numero sempre crescente di lavoratori, aumentare i guadagni e le transazioni economiche, espandere l'edilizia per città sempre più grandi, aumentare la costruzione di infrastrutture e la cementificazione del territorio, aumentare i consumi e la produzione di rifiuti. La robotizzazione comporta che i compiti di una società complessa vengano svolte da macchine che non richiedono consumi ulteriori e non producono rifiuti,che possono funzionare secondo standard ecologici programmati, che possono variare la produzione senza innescare crisi di sotto o sovra produzione, e senza necessità di aumentare costantemente la produzione, garantendo così un minor impatto ambientale con minor inquinamento, una ridotta immissione di carbonio in atmosfera, un minor uso di energie inquinanti da fonti non rinnovabili. Se, come previsto dagli esperti, tra qualche decennio sarà possibile disporre di energia nucleare pulita da fusione, le macchine robotizzate potranno funzionare con energia elettrica assolutamente pulita e non inquinante, priva completamente di emissioni di carbonio e risolvere così il problema del riscaldamento atmosferico. Una economia carbon free con un numero minore di consumatori e un pianeta più pulito e verde potrebbe assicurare una qualità della vita umana migliore degli attuali modelli, all'interno di città più piccole inserite in un contesto ambientale con più verde, in cui anche gli animali possano ritrovare un ambiente di vita naturale. Robot e intelligenza artificiale possono convivere con piante e animali in un ambiente naturale che ridarebbe senso anche alla presenza umana. Non tutto è positivo nell'avvento della rivoluzione robotica. Ci saranno nuovi poteri e nuovi pericoli. Chi produrrà queste macchine avrà anche un enorme potere sulla società, e potrà indirizzarne gli aspetti politici ed economici. Chi controllerà le grandi multinazionali della AI e delle fabbriche di robot? C'è il rischio che, come già vediamo oggi con i gestori dei social network, che questi nuovi poteri controllino le nostre vite attraverso le nuove macchine. Come sempre nella storia umana si aprono nuove prospettive e insieme ci saranno nuovi rischi. A meno che le nuove macchine intelligenti -come accade in certi film di fantascienza- si rivelino migliori dell'animale uomo.

martedì 7 marzo 2017

Il ritorno dei muri

Come alle origini del medio evo, in seguito alla caduta dell'impero romano, torna ai nostri tempi la costruzione dei muri a difesa di intere nazioni, a difesa di frontiere, passaggi o valichi, a difesa di città o quartieri o singoli edifici. E' in atto un nuovo incastellamento come quando i feudatari si chiudevano in castelli con alte mura, torri e contrafforti. Anche nelle nostre moderne città si comincia a costruire muri. A Treviso si è costruito un borgo fortificato con un muro di cinta alto tre metri, e nonostante lo sgradevole effetto estetico le villette di abitazione sono state tutte vendute. Muri di protezione di quartieri o borghi sono presenti da alcuni anni ad Arese, Jesolo, Pordenone, Padova, Roma. Caseggiati isolati o ville di campagna cominciano ad essere blindati con muri, e le abitazioni di tutte le città si attrezzano con inferriate, grate a porte e finestre, telecamere, sistemi di allarme. La sorveglianza con telecamere o con ronde si sta diffondendo in tante cittadine specie nel nord italia indipendentemente dal colore politico delle amministrazioni. Il fenomeno non è solo italiano, ma riguarda molti paesi europei e americani. Anche in oriente si costruiscono muri, e i nuovi quartieri sono sorvegliati da guardie e telecamere. I grattacieli asiatici, sempre più numerosi, hanno ingressi blindati con guardie e sistemi elettronici.
In un affresco sulla decadenza dell'Impero del IV secolo,lo storico della tarda latinità Ammiano Marcellino descrive nelle sue Storie una società in cui prevale il sentimento della fine di una grande civiltà, e soprattutto qualcosa che ci riguarda da vicino a noi moderni: una dilagante paura provocata da un potere sempre più corrotto, dalle devastanti incursioni dei barbari, dalla precarietà economica e della vita stessa. Nel mondo descritto da Ammiano c'è questo senso della fine, della precarietà di tutto: l'esercito romano, quello che era stata una delle più potenti organizzazioni militari della storia e che, insieme al grande corpus delle leggi del diritto romano, aveva assicurato sicurezza e protezione per più di cinque secoli, era ormai ridotto a bande disorganizzate e impotenti, agli ordini di generali che badavano più a se stessi che alla salvezza di quel che rimaneva dell'Impero. Ovunque erano corruzione, assassini, terrore e guerra. Fu in quel mondo, con quelle paure e in quelle condizioni, che le comunità cominciarono a rinchiudersi in se stesse, ad apprestare difese. Le campagne si spopolarono essendo divenute insicure e luoghi di agguati e razzie, e i borghi accolsero popolazioni impoverite in cerca di sicurezza. Si cominciarono a costruire muri perimetrali per proteggere la cittadinanza e le attività economiche e a edificare castelli per il ricovero delle truppe di guarnigione e per la protezione ultima delle popolazioni. Il muro -prima della vita e della proprietà- è sempre stato la difesa di una cultura, di una appartenenza. La cultura, minacciata dal venir meno delle istituzioni e dallo sfaldarsi delle classi colte, si ritrasse sia nei castelli dove veniva tramandata con opere d'arte e con le maniere di corte (la vita cortigiana), ma soprattutto nei conventi fortificati, in cui vennero allestite biblioteche e centri ammanuensi per la conservazione e la copiatura dei testi antichi, il grande patrimonio culturale della classicità. Mai opera umana fu più utile di quei muri: essi salvarono innumerevoli vite, preservarono comunità e individui, tradizioni e lavoro, conoscenze riguardanti la produzione artigianale e agricola. Salvarono società unite dalla stessa fede, il patrimonio religioso, usanze, costumi, opere d'arte e opere letterarie, conoscenze e documenti storici, saperi tecnici. Permisero di avere il tempo e le risorse intellettuali per copiare decine di migliaia di documenti e libri, preservando un patrimonio inestimabile che è giunto fino a noi. Città ricche di storia e d'arte, cinte di mura, sopravvissero alle scorrerie e alle predazioni. Tra le mura più famose ci sono quelle di Costantinopoli che permisero all'Impero romano d'oriente di sopravvivere nonostante i ripetuti tentativi di invasione da parte dei Turchi almeno fino alla caduta nel 1453.
Fa una certa impressione nel mondo di oggi, al tempo della tecnologia e del web, della democrazia e della globalizzazione, veder tornare i muri. Anche nel 900 abbiamo assistito alla edificazione di forti difese come la linea Maginot, o quella del muro di Berlino con il compito di impedire la fuga da parte dei cittadini della Germania comunista nella parte occidentale. Ma erano casi particolari legati a situazioni contingenti. Poi il mondo è radicalmente cambiato. Una esplosione demografica senza precedenti della specie umana ha creato le condizioni per nuove migrazioni di interi popoli, per una nuova diffusa povertà, per la messa in crisi di economie fino ad allora fiorenti. L'economia globalizzata ha creato nuove opportunità ma ha soprattutto messo in crisi le economie occidentali fino ad allora dominanti, i cui mercati erano cresciuti per decine di anni protetti da regole e accordi locali. L'esplosione demografica ha creato le premesse per la crisi del vecchio mondo delle democrazie liberali e fatto crollare quelle che erano appendici culturali dell'occidente, come il comunismo sovietico e cinese. Si è così materializzato in pochi decenni un mondo nuovo dove i vecchi confini nazionali hanno perso la loro funzione, i popoli hanno cominciato a spostarsi in base alle convenienze economiche, sono nate nuove potenze politiche e andate in crisi le vecchie. Intere aree del pianeta, come quella medio-orientale, si sono destabilizzate. Sono aumentate le guerre e il terrorismo. Gli stati non riescono più a controllare gli eventi su scala globale o locale. Le nuove precarietà e insicurezze, i nuovi pericoli incombenti reali o meno, portano alla richiesta di nuove protezioni e al ritorno della costruzione dei muri. Israele costruisce muri per difendersi dal terrorismo arabo. Un muro di metallo e filo spinato è stato costruito dall'Ungheria al suo confine meridionale. La Serbia costruisce un muro di filo spinato al confine con la Bulgaria e così fa la Bulgaria con la Grecia. Un muro finanziato dalla Gran Bretagna è in costruzione a Calais contro le invasioni di migranti dal sud. La Germania costruisce un muro virtuale finanziando la Turchia con sei miliardi di euro purché fermi i migranti siriani e medio-orientali. Nuove fortificazioni sono preparate dall'Austria al confine con l'Italia nel caso di aumento dei flussi di migranti. E barriere sono pure a Ventimiglia dove lo Stato francese blocca chi viene dall'Italia per recarsi in Francia. Un muro di migliaia di chilometri già esiste in parte, e verrà ampliato dal nuovo presidente Trump, tra Usa e Messico contro i migranti messicani e i trafficanti di droga sudamericani.
La costruzione dei nuovi muri non riguarda solo i confini nazionali. Si ricorre ai muri per proteggere quartieri di residenti da quelli di altre etnie e culture ritenute estranee o aggressive , come è successo a Padova o in alcuni rioni di Milano. Si creano quartieri ghetto separati dal resto della città. La gente si barrica nelle case e lo stato non sembra in grado di rassicurare i cittadini. Le ville isolate sono luogo di terrore per i residenti che vivono assediati da bande di rapinatori. Eppure basta chiedere ai nostri anziani, specie quelli che hanno vissuto nelle piccole città, per sentir ricordare che fino agli anni 60 del novecento ovunque si viveva con una certa sicurezza, spesso le case non avevano allarmi, le porte addirittura si lasciavano praticamente aperte. Le strade erano sicure e si viveva di notte nelle piazze e nei locali senza paure. Gli anziani che hanno vissuto in campagna ricordano con nostalgia le serate estive passate all'aperto, accompagnate spesso da bevute, canti e balli, in piccole comunità agricole in cui era forte un sentimento di partecipazione e di aiuto reciproco, dopo il lavoro nelle campagne. Viene da chiedersi se i muri servano effettivamente al mondo di oggi, consumistico e tecnologico, in cui domina l'economia di mercato globalizzata. E se siano legali nelle democrazie più o meno liberali dell'occidente in cui prevalgono i diritti e scompaiono i doveri. In un mondo di otto miliardi di abitanti con grandi possibilità di movimento e con confini labili, in presenza di una economia che non tollera più confini allo scambio di prodotti e consumatori, e in cui le risorse cominciano a scarseggiare, hanno ancora senso i muri? C'è ancora una cultura ed una appartenenza da difendere?
Le risposta è inesorabilmente negativa. I muri di oggi hanno un significato esclusivamente difensivo della proprietà e della vita. Ci si illude che possano difendere un relativo benessere che ancora distingue il nostro mondo sempre più assediato. Non sono il simbolo di una rinascita, ma di una disperazione. Non ci sono più valori da difendere. Non c'è più una cultura e un retroterra: da una parte e dall'altra del muro domina la stessa civiltà del denaro e del consumo. Tra chi sta dietro e davanti alle mura c'è solo una differenza di capacità economica ma lo stesso pensiero unico. Tutti puntano a soldi e consumi e da una parte del muro c'è chi vuole difendere i propri, e dall'altra quelli che assaltano il muro per appropriarsene. I muri serviranno temporaneamente, poi cadranno perché l'assalto delle nuove genti avviene in un deserto. Dietro le mura medioevali c'era da difendere il duomo cittadino, ricco di opere d'arte e di fede, e le tradizioni del luogo fatte di cultura lingua e storia. Oggi dietro i nuovi muri c'è solo un centro commerciale, villette di cemento di qualche speculatore, o un rivenditore di auto usate. Che cosa può difendere un muro se non c'è nulla da difendere? La sovrappopolazione non ci ha regalato solo i migranti alle porte. Ci ha anche massificato tutto quello che avevamo: cultura, storia, città, usanze. Tutto è diventato uguale e le periferie si assomigliano tutte. Squallido cemento per dormitori e centri commerciali in cui popolazioni stipate come polli di allevamento conducono una vita assurda e senza senso fatta di lavoro e consumo. I centri storici, quando rimasti, sono centri di attrazione turistica, specie di luna park venduti come si fa con la cultura oggi: un tanto al chilo. Costruito il muro, si venderanno anche quello.